martedì 17 settembre 2013

IL NOSTRO DIO E' DIFFERENTE

Si perde una moneta, una pecora, un figlio. Si direbbero quasi delle sconfitte di Dio. E invece no perché l’amore vince proprio perdendosi dietro a chi si era perduto. Il Dio che emerge da queste parabole è un Dio che và dietro a uno solo. Uno solo è sufficiente a mettere Dio in cammino.?
Un uomo aveva due figli. ?Un inizio semplicissimo, favoloso, che apre una delle parabole più belle. Nessuna pagina raggiunge come questa il centro del nostro cuore, nessuna sa farci comprendere in modo così mirabile la grandezza del cuore di Dio. Un Dio differente da quello dei Farisei e diverso dall’immagine che ci portiamo nel cuore: un Padre che non vuole una casa abitata da figli servi, obbedienti ma scontenti, ma da figli liberi e gioiosi.
Due figli entrambi insoddisfatti, forse perché si credono servi. ?Il più giovane se ne va, un giorno, in cerca di felicità. Il Padre non si oppone? Ma la storia ha una svolta drammatica: il figlio si trova a pascolare i porci. Il libero ribelle è diventato servo e affamato. Affamato di pane e di altro perché l’uomo nasce con il cuore malato di cose grandi e le piccole non saziano. ?E si mette in cammino per ricevere l’abbraccio del Padre.
Il fratello maggiore torna dai campi ed entra in crisi: “io ti ho sempre servito, e tu non mi hai dato neanche un capretto”. Ha misurato tutto sulla contabilità del dare e dell’avere, come un salariato. Ti servo. Il figlio maggiore confessa tutta la sua meschinità. Chi si sente giusto mette in mostra i suoi meriti, è anche un tremendo calcolatore. La misericordia di Dio è quasi impossibile da comprendere, ma è un fatto reale. Il padre calma l’ira del fratello e lo fa ragionare; tutto ciò che il padre possiede lo possiede per darlo ai figli. Tutto!
Avrà capito? ?
Padre, anche io non sono degno, ma mi prendo lo stesso il tuo abbraccio. Sono tuo figlio. Grazie di essere Padre a questo modo, un modo davvero divino.

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