sabato 19 gennaio 2013

UN AMORE CHE TI RENDE PROTAGONISTA


Oggi un’altra, l’ultima festa di questo intenso periodo di feste. Il battesimo di Gesù. C’è un salto temporale lunghissimo che separa il Natale dalla giornata sulle sponde del fiume Giordano descritta nel vangelo di oggi. Eppure questi due eventi separati da una trentina d’anni sono strettamente collegati tra di loro.

Questo collegamento è nella rivelazione pubblica che dal cielo discende su Gesù mentre è battezzato in quelle acque come un peccatore qualunque.

È proprio da quelle acque sporche dei peccati di tutti coloro che si erano fatti battezzare da Giovanni il Battista che Gesù inizia il suo ministero pubblico. Ma egli ha qualcosa che lo rende diverso da tutti. Egli ha addosso un segreto che col tempo sarà compreso da tutto il mondo. E questo segreto non è un super potere, nè un ragionamento convincente, nè un miracolo sensazionale da lasciar tutti a bocca aperta.

Questo segreto è nelle parole del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Gesù è forte perchè si sente amato. La forza di Gesù sta nel fatto che il Padre lo ama, si fida di Lui.  

L’unica cosa che farà rimanere Gesù protagonista della sua storia è questo Amore del Padre che si sente addosso. Senza l’amore non riusciamo nemmeno ad alzarci dal letto la mattina. Se non ci sentiamo amati tutto diventa pesante, impossibile, impraticabile, triste. L’amore è quella “benzina” che alimenta il viaggio della nostra vita. E questo Amore è contemporaneamente verticale ed orizzontale.

Orizzontale perchè questo amore è fatto da chi ci sta intorno, da chi vive e condivide con noi la nostra vita. Ma è anche e sopratutto verticale perchè viene direttamente da Dio e passa attraverso quella vita concreta ma così trasparente che è la vita spirituale: preghiera, sacramenti, messa, lettura della parola di Dio.

L’amore non ti coccola sempre. Chi ti ama a volte di consola, a volte di rimprovera, a volte di aiuta, a volte ti corregge, ma certamente non ti lascia mai veramente solo. E anche quando senti di esserlo, il solo ricordo ti da la forza di osare comunque (come capitò a Gesù nel Getsemani e sulla croce).

Ma il vero problema sta nel trovare veramente questo amore. Per sentirsi amati bisogna fondamentalmente amare. Solo in questo dare, pian piano cominciamo anche a ricevere. Se aspettiamo di ricevere per poi dare, passeremo tutta la vita a mollo nelle acque del Giordano. Se vuoi ricevere qualcosa devi darla per primo. Questa consuetudine, questa “buona abitudine”, che i filosofi chiamavano “virtù” (forza), è l’inizio del sentirsi davvero amati. Gesù da tutto se stesso, per questo cresce in Lui il sentirsi una sola cosa con il Padre. E questo sentirsi una sola cosa con il Padre diventa anche il motivo per continuare a dare totalmente se stesso.

Andare alle radici del nostro battesimo significa riscoprire che sotto sotto, perchè tutto funzioni, c’è bisogno dell’amore. Il resto ne è solo una conseguenza…

domenica 6 gennaio 2013

BUON ANNO DI SUCCESSI. NO! GRAZIE


Come canzoni stonate. Suoneranno alla porta di casa o più semplicemente t'incroceranno sulla via del paese e ti diranno: “buon anno! Che si realizzino i tuoi sogni”. Te lo diranno coloro che erano davvero convinti che il 21 dicembre accadesse la fine del mondo; e allora ti chiedi che senso avranno gli auguri fatti da coloro che già s'erano preparati ad una fine funesta. Gente terrorizzata del tempo che scorre, angosciata quanto basta da profezie che i secoli hanno decretato menzognere ad oltranza, spaventata da un presente carico di nebbie e di fumi d'Oriente. Costretti a dire buon anno perchè lo impone il mondo e le circostanze, le formalità e i mille riti di gente condannata a fare festa controvoglia. E se oserai loro dire che i Maya hanno fallito, troveranno mille scuse per spiegarti che la profezia è solo spostata, che i loro calendari erano leggermente sfasati, che la fine del mondo arriverà per davvero a febbraio. Poi li guardi e provi estrema compassione di quegli sguardi incapaci di gustare l'attimo presente, a corto di quella bellissima capacità si sperare che ci fa alzare ogni mattino convinti che il bello è ancora in procinto di arrivare: perchè avere paura del tempo è come pagare una morte in comode rate quotidiane. Fin quasi a correre il rischio di morire nuovi di zecca sulla soglia dell'Eternità.
Con i piedi per terra nessuno quest'anno formulerà un augurio di siffatta menzogna. Perchè tutti sappiamo l'anno che c'attende tra carnevalate e promesse, menzogne e mezze verità, bugie di basso profilo e posti di lavoro sbattuti nel dimenticatoio. Un anno in cui ci sarà da rimboccarsi le maniche e turarsi le orecchie, continuare a faticare e spendersi per i grandi ideali, sopportare i pachidermi ottuagenari e incoraggiare le farfalle ventenni a non emigrare. “Che si realizzino i tuoi sogni”: un augurio beffa formulato da chi complica la sorte degli uomini e delle donne, da chi gioca col bene comune e irride la speranza di una comunità, da voci di rauchedine e di spietato cinismo. Hanno fallito i Maya e con essi tutta quella tribù di gente che fa leva sulla paura dell'animo umano per impossessarsi delle menti fragili e timorose. Perchè augurare un anno di tali menzogne equivale ad offendere il faticoso incedere della gente comune nell'intricato labirinto della storia.
Tutti ad attendere il 21 dicembre come fine della storia; io ho preferito fare il conto alla rovescia per il 25 dicembre come primo giorno di una storia nuova. E con me una sterminata folla di gente assetata di speranza e di bellezza. Queste saranno voci che formuleranno l'augurio più bello: “buon anno! Che nessuna sconfitta ti scoraggi”. Ed è un augurio di sincerità e di passione per l'uomo: nessuna scoperta è avvenuta al primo tentativo, ma la maggior parte di esse è arrivata in calce a centinaia di tentativi andati a vuoto. Fallimenti colossali che non sono però riusciti a spegnere la passione e la costanza di chi in essi sapeva scorgere possibilità nuove per il mondo e la storia. Appena fuori dalla grotta di Betlemme, in quel campo di pastori popolato di stelle e di freschezza, fu questo l'augurio di un popolo agganciato al volto di un Bambino celeste: "che nessun Erode possa mai spegnere la bellezza che arde nel tuo cuore".
S'apre un anno, s'illumina il palcoscenico, s'inaugura una nuova possibilità di fare un passo in avanti. Con un augurio ch'è tutto il contrario di quelli ripetuti da secoli: “buon anno. Che dopo ogni fallimento tu possa ritrovare l'ardire di ritentare la sfida”. Perchè in ogni giorno abita la gioia di una nuova ripartenza. In barba a chi, vestito di pelli e rimbombante di sandali, è ancora lì ad attendere la fine del mondo. Truccato di veleni e profumato di stanchezza.


"Questo è quel pergolato
e questa è quell'uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perchè stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l'allenamento è tutto" (G. Rodari)