Cinquemila
uomini sono il motivo di tutto. Io sono uno di loro, mi riconosco nelle parole
dell’evangelista Luca: “Gesù prese a parlare di Dio e a guarire quanti avevano
bisogno di cure”. C’è tutto l’uomo in queste parole; il suo nome:
creatura-che-ha-bisogno. Bisogno di Dio e di cure, di pane e di assoluto.
La
prima riga di questo vangelo la sento come la prima riga della mia vita: sono
uno di quegli uomini, ho bisogno di cure, di qualcuno che si accorga di me, si
prenda cura, guarisca la mia vita. Ho un desiderio inappagato e non so neppure
di che cosa, ma so che niente lo potrà saziare.
…ma…
il giorno sta finendo, bisogna pensare alle cose pratiche e gli apostoli
intervengono: “Mandali via perché possano andare a cercarsi da mangiare”.
Ma
Gesù non li manda via, non ha mai mandato via nessuno. Replica invece con un
ordine che inverte la direzione del racconto: “Date loro voi stessi da
mangiare”. Date. Eccezzionale!
Quando
ho fame, Signore, manda sulla mia strada qualcuno da sfamare; quando ho
bisogno, mandami qualcuno che abbia ancora più bisogno di me.
La
fine della fame non è mai mangiare a sazietà da solo, ma è condividere il poco
che hai, un po’ di tempo… un po’ di cuore.
Noi
siamo ricchi solo di ciò che abbiamo donato.
Ad
ogni eucarestia è Dio che mi cerca e mi chiama. Dio in cammino verso di
me.?Alla fame dell’uomo non è bastata la Parola di Dio. Dio ha dovuto dare la
sua carne e il suo sangue.
Quando
ci dà il suo Corpo vuole che la nostra fede si appoggi non su delle idee, ma su
di una Persona, incontrandone storia, sentimenti, con il peso e il duro della
croce. ?Quando ci dà il suo Sangue e il suo Corpo vuole anche farci attenti al
sangue e al corpo dei fratelli perchè la legge dell’esistenza è il dono di sé. Come Cristo.
Nessun commento:
Posta un commento