
Non basta la “tratta delle novizie” e nemmeno i seminari che corrono il rischio di generare “mostri” (capita sempre nelle altre diocesi, ndr) per convertire i cuori a Cristo. Si tratta di risvegliare quelle braci di fuoco che se ne stanno sepolte sotto una coltre di cenere, quell'entusiasmo degli inizi – non privo di complicazioni e diatribe – ma capace di speranza e di futuro nelle vene della storia. Al beato Giovanni XXIII si attribuisce la celebre frase: “non siamo al mondo per custodire un museo, ma per coltivare un giardino fiorito”. Il museo è statico, perfetto, quasi noioso; il giardino è custodia attiva e passione quotidiana, rischio di intemperie e gusto della bellezza. Nella chiesa-museo sono necessari i cardinali e i custodi; nella chiesa-giardino bastano i giardinieri, ossia uomini e donne che affrontino con coraggio la vita, confidando nella presenza del Signore. Di Dio e dei suoi misteri si ama spesso parlarne come di ciò che sta all'origine, al tempo passato: è trattare Dio come fosse un oggetto da mausoleo. Quando invece Dio intesse rapporti con il presente dell'uomo – il mistero del Natale – con una promessa di futuro che è già in atto. E' la presenza di un Dio “che ci sorprende sempre. E se il Dio delle sorprese non è al centro, ci si disorienta”. La sorpresa di Dio: l'esatto contrario dell'abitudine di Dio e, forse, anche di una certa immagine di Dio pubblicizzata ad oltranza.
Papa Francesco pungola e strattona, addita e imbarazza, scompiglia e riordina. Non è un rivoluzionario, è semplicemente un innamorato fedele: di quelli che sanno che non c'è mai fedeltà senza un margine di rischio. Lo immagino come il giullare di corte di un tempo: quando in una corte la situazione si bloccava, si chiamava il giullare. Non era un'offesa, bensì un incarico ufficiale: era colui che godeva di piena libertà per dire cose spiacevoli e smuovere critiche fastidiose. Nella storia della Chiesa qualche giullare è diventato santo: nel suo fastidio riconobbero a posteriori un anticipo di futuro. Un Papa giullare non è un Papa ciarlatano ma un Papa con il timone della nave saldo tra le mani. Un condottiero che, per amore della sua sposa, ogni tanto la supplica di cambiarsi il vestito e di proporsi in maniera migliore. Non è civetteria, è che la forma è sempre anche uno specchio del contenuto.
(da Il Mattino di Padova, 5 gennaio 2014)